Aria salutare, soleggiate giornate ancora estive di fine settembre e Serra
Guarneri con la sua Riserva naturale da fare da splendida cornice
all’apprendimento.

Il progetto
“On the move. Educazione
esperienziale per l’inclusione sociale” si è svolto dal 12 al 20 settembre 2018
con 22 partecipanti più lo staff di 10 paesi partner: Italia, Bielorussia,
Lituania, Armenia, Romania, Grecia, Georgia, Ucraina, Polonia. Gli operatori ed
educatori giovanili che hanno partecipato hanno avuto l’opportunità di professionalizzare
il loro lavoro con i giovani a rischio di esclusione specializzandosi
nell’educazione all’aria aperta.

Le sessioni del training hanno seguito il ciclo di
formazione di un gruppo di partecipanti provenienti da diverse culture e
background, dando spazio nei primi giorni soprattutto alla conoscenza reciproca
e il team building, in modo da costruire una base di fiducia e di cooperazione
all’interno del gruppo.

Tutte le attività sono state svolte all’aperto nel
Centro di Educazione Ambientale di Serra Guarneri e nella vicina riserva
naturale, permettendo un contatto costante con la natura, lontano dalla vita
cittadina e dalle distrazioni delle nuove tecnologie.

Le attività proposte hanno mirato ad una crescita
personale degli youth workers presenti che prima di tutto hanno colto la sfida
su se stessi, per poi essere in grado di trasmettere e guidare i giovani delle
loro comunità a rischio di esclusione sociale. Tutte le attività seguivano i
principi basilari della “sicurezza prima di tutto” e  della “challenge by choice”, “sfida per
scelta”. Sicurezza prima di tutto, perché è la base per poter svolgere attività
che richiedono strumentazioni di un certo tipo, e sfida per scelta, perché come
in tutti i contesti di apprendimento non formale, è la singola persona a
scegliere il livello di “sfida” al quale vuole sottoporsi, quanto spingersi al
di fuori della propria “comfort zone” per entrare nella zona di stretching/apprendimento.
Ed infatti una delle prime attività ad essere stata svolta ha presentato le tre
zone di apprendimento: di comfort, di apprendimento e di panico.

L’altra componente fondamentale per un’educazione
outdoor è il principio del rispetto della natura, che si traduce nel lasciare
un luogo migliore di come l’abbiamo trovato. Il rispetto dell’ambiente a noi
circostante e del nostro pianeta in generale espande l’orizzonte della nostra
responsabilità individuale e permette di apprezzare la Terra come generatrice
di un luogo sicuro dove vivere, ristabilendo un equilibrio interiore importante
soprattutto per chi sente di essere escluso dalla società in cui vive.
Insegnare ad apprezzare e rispettare l’ambiente, ed utilizzarlo in attività che
mettono alla prova i propri aspetti fisici ed intellettuali, permette di
lavorare ad un livello più profondo, in cui siamo obbligati a mostrarci nella
nostra autenticità, con le nostre aspettative, debolezze e paure.

Il team dei formatori ha guidato il gruppo in perfetta
sicurezza in un percorso di crescente difficoltà che ha permesso ai partecipanti
di essere consapevoli delle proprie unicità, forze e debolezze, e della propria
capacità di lavorare in un gruppo diversificato, dove possono sorgere
difficoltà e contrasti. Le competenze acquisite sul campo vivendole in prima
persona possono annoverarsi tra quelle realmente acquisite.

Le sessioni teoriche sull’educazione outdoor sono
state complementari alle attività pratiche, sempre seguite dal de-briefing, una
pratica che permette  al gruppo in formazione con la guida del
facilitatore di tornare riflessivamente su quello che è accaduto per
raggiungerne consapevolezza e fissarlo a quadri concettuali espliciti.

Il divertimento, la
creatività e il ragionare “out of box” (fuori dalla scatola) rendono
l’apprendimento esperienziale all’aperto particolarmente interessante e
stimolante per giovani youth workers provenienti da dieci paesi diversi.

Corde, moschettoni,
imbracature, mappe e bussole sono stati gli strumenti che i partecipanti hanno
imparato ad utilizzare, con la guida di un esperto certificato.

Attraverso
l’orienteering nel bosco abbiamo iniziato a costruire uno spirito di gruppo e
il contatto con la natura e gli alberi circostanti, sviluppando tra le altre
cose il senso di orientamento.

Il centro della
formazione ha riguardato una spedizione in montagna in cui il gruppo ha dovuto
occuparsi della sua preparazione e del suo svolgimento, divisi in piccoli
gruppi di lavoro con la responsabilità di un determinato aspetto: tracciamento
del percorso e orientamento, cibo e logistica dell’accampamento. Nelle
meravigliose montagne delle Madonie il gruppo è riuscito a raggiungere una
vetta molto ambita dagli escursionisti, Pizzo Carbonara, e a tornare al luogo
di partenza orientandosi con mappe e bussole, senza utilizzare i propri
cellulari. Una sfida e un tuffo nel contatto reale con natura e persone, i
propri limiti e la propria forza nascosta che spesso non ha modo di venire
fuori.

Inoltre, la creazione
di coppie di supporto (buddy) ha consentito un supporto costante
all’apprendimento, che ha poi portato alla scrittura delle competenze acquisite
nello youth pass, uno dei momenti cruciali della valutazione finale.

Tutte le attività sono
state ricollegate al lavoro che gli youth workers svolgono nella proprio
comunità con giovani a rischio di esclusione, permettendone il ripensamento e
l’adattamento al contesto.

Ed è quello in cui i partecipanti si sono sperimentati una volta tornati a casa, anche grazie al supporto del manuale creato dall’organizzazione partner Iairs: https://issuu.com/iairs/docs/outdooreducation_from_theory_to_pra/6.

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