Adesso che il nostro volontariato ESC (Corpo europeo di solidarietà) a Palermo è giunto al termine, è arrivato il momento di tirare le somme di questi ultimi sei mesi. In questo momento, siamo travolte da un mix di emozioni e, nel complesso, possiamo affermare che questa esperienza ci ha insegnato molto. 

Abbiamo iniziato il nostro progetto ESC con il CEIPES il 15 febbraio, in seguito ad un viaggio travagliato per via delle restrizioni COVID. 

Il progetto C.R.E (Creativity, Resilience and Empowerment) è un progetto ESC che affronta i temi della marginalizzazione e dell’empowerment dei giovani, della cittadinanza attiva, diritti umani e inclusione sociale dei profughi.   

Lavorare per una struttura locale ha rappresentato una fonte di apprendimento da tanti punti di vista. Innanzitutto, ci ha insegnato la realtà del mondo associativo. In secondo luogo, ci ha aiutate a capire meglio cosa ci piace e cosa non ci piace in questo campo professionale, e quindi, a conoscere ancora meglio noi stesse.  

Più precisamente, abbiamo avuto l’opportunità di fare volontariato in un centro per l’immigrazione due giorni a settimana: ci occupavamo sia di misurare la temperatura agli utenti, che di disinfettare loro le mani e fornire loro la mascherina se ne erano sprovvisti, e scrivere i loro dati e i servizi per cui avevano fatto richiesta. 

Lavorare in prima linea per i migranti e i profughi ha rappresentato anche una grande esperienza dal punto di vista umano, che abbiamo apprezzato particolarmente e che ci ha spronate ancora di più a rendere l’Europa un posto sicuro e umanistico in cui tutte quelle persone che fuggono dal proprio paese possono vivere.  

In quanto volontari europei a Palermo, abbiamo avuto anche la possibilità di scoprire la cooperazione a livello europeo con partner come il No Hate Speech Movement Italia.  

Questa formazione con l’NHSM Italia si è svolta online, con l’obiettivo di formarci sulla produzione di testi volti a contrastare l’incitamento all’odio. Dovevamo svolgere alcune ricerche e poi presentarle al nostro referente. 

Queste sono le attività che abbiamo svolto con i partner del CEIPES. Abbiamo anche partecipato ai progetti del CEIPES, tra cui Escape Racism, un progetto implementato al fine di sensibilizzare le persone sulle questioni razziali, attraverso la creazione di un’Escape room. Il nostro ruolo era quello di creare i materiali del primo scenario realizzato dal CEIPES, e fornire idee in merito al secondo scenario. 

La maggior parte del tempo, abbiamo lavorato sul progetto Artambiente; ad esempio, al Parco Uditore, abbiamo rappresentato graficamente come vorremmo che diventasse quel posto, e abbiamo creato dei materiali riciclati all’aperto. Abbiamo anche partecipato a due cineforum online che prevedevano la visione di un film e la discussione di gruppo sui temi principali del film. 

Oltre a ciò, abbiamo creato il nostro progetto, dal titolo “Rubbish museum during the Red zone”, volto a mettere in luce la questione dell’inquinamento in città, e abbiamo provato ad ampliarlo con i pochi mezzi che avevamo a disposizione.  

Solitamente, i diversi dipartimenti del CEIPES ci chiedevano di partecipare alle attività e ai workshop che organizzavano: Gamification, Lifelong dancing, Gender equality, Gymkana, Sport for inclusion… 

In sostanza, questi ultimi sei mesi hanno rappresentato, sia emotivamente che professionalmente, un’esperienza unica che porteremo per sempre con noi. Adesso siamo più consapevoli dei nostri interessi e degli obiettivi che vogliamo raggiungere a livello professionale. A livello personale, invece, è stato davvero un arricchimento perché abbiamo formato una famiglia con gli altri volontari esc, e un buon team con cui lavorare. 

Lasciare la Sicilia è triste, ma ci sentiamo davvero fortunate ad aver avuto la possibilità di vivere e scoprire la cultura di qui, anche se in un periodo in cui viaggiare è molto più difficile del normale.

Tiziana e Chaïma dalla Francia

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