Hanno lavorato immersi in un mare pieno di pesci. In Polonia. No, non è fantasia ma è l’I-lab che Irene Capozzi e Musa Kirkar, rispettivamente Project manager e Presidente del Ceipes, hanno visitato a Radom. Dal 20 al 26 settembre, infatti, lo staff del Ceipes è stato ospite del partner polacco, l’Istituto per le Tecnologie Sostenibili – Istituto Nazionale di Ricerca, per formarsi come facilitatori delle sessioni all’interno degli I-lab. È stato questo il filo conduttore del terzo incontro del progetto “I LAB3 – Innovation Laboratories In The Development of Competences of Special Pedagogy Teachers and People With Special Educational Needs”, che si caratterizza per novità ed unicità nel panorama nazionale, e che ha come obiettivo quello di potenziare le capacità pedagogiche degli utenti mediante l’utilizzo combinato di strumenti informatici e metodologie di apprendimento maieutico nonché attraverso l’intervento di facilitatori formati all’interno del progetto.

Ma cos’è un I-Lab? È uno spazio altamente tecnologico disegnato per incoraggiare e potenziare il pensiero e le possibilità cognitive. Un vero e proprio problem solving center, dunque, per qualsiasi lavoro in team, caratterizzato da tre elementi: ambiente (design degli interni), tecnologia (software, strumentazioni) e tecniche di facilitazione. “È stato molto interessante visitare uno dei primi I -Labs creati – spiega Irene Capozzi – abbiamo avuto la possibilità di porre domande su come creare lo spazio e che tipo di mobili sono necessari, come pianificare e gestire le sessioni e come usare il software. La formazione – continua – è stata una tappa fondamentale per il nostro staff per ottenere le conoscenze necessarie”.

Un incontro formativo, dunque, che ha dato ai partecipanti le competenze necessarie per gestire un I-lab e utilizzarlo nel migliore dei modi. È così che durante le sessioni teoriche si sono scoperte le caratteristiche principali che devono avere, mentre, durante quelle pratiche, si è imparato come sviluppare e gestire un workshop all’interno del laboratorio con target differenti. “Inoltre – continua Capozzi – abbiamo sperimentato la VBS, un software di Brainstorm virtuale, e abbiamo imparato a usarlo in diverse versioni linguistiche. “Non vediamo l’ora di creare l’i-lab a Palermo – conclude entusiasta Musa Kirkar – siamo sicuri che sia un ottimo strumento da utilizzare per scopi diversi e con diversi gruppi in materia di istruzione, lavoro di squadra, gestione dei progetti e nei campi della creatività”.

IL PROGETTO:
Avvio del progetto i-Lab3

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