Nell’ambito del convegno organizzato dall’AltrAscuolA- UNIcobas: “Didattica dei diritti umani”

1. Presentazione: Ana Afonso socia fondatrice del CEIPES (Centro Internazionale per la Promozione dell’Educazione e lo Sviluppo) + previa collaborazione con il Centro per lo Sviluppo Creativo ‘Danilo Dolci’ + formazione universitaria come psicologa presso l’Università di Lisboa + esperienza nell’ambito della maieutica reciproca + formatrice EDU nell’ambito non-formale + interesse al mondo della scuola e gioia di partecipare questo incontro visto l’importanza della scuola nella preparazione dei bambini e dei giovani alla vita.

2. Il lavoro del CEIPES: nati nel 2007 (5 anni) e attivi nell’ambito dell’educazione e formazione con giovani e adulti + sedi in 5 paesi + lavoro per una cultura della pace e dei diritti umani attraverso attività di formazione, mobilità internazionale, scambio di buone pratiche, sensibilizzazione + lavoro nell’ambito EDU (progetti di formazione specifici & biblioteca vivente & dimensione trasversale nei vari progetti e nella gestione dell’organizzazione).

3. Cooperazione con il Dipartimento Giovani del Consiglio d’Europa: parte della pool of trainers + divulgazione del programma di EDU e materiali educativi (Compass & Compassito) + campagna ‘young people combating hate speech online’ + diffusione e traduzione della Carta del Consiglio d’Europa sull’Educazione per la Cittadinanza Democratica e l’Educazione ai Diritti Umani (in allegato).

4. Raccomandazione (2010)7 sulla Carta del Consiglio d’Europa sull’Educazione per la Cittadinanza Democratica e l’Educazione ai Diritti Umani: la raccomandazione enfatizza l’importanza dell’EDU e il ruolo della scuola nella sua implementazione. Raccomanda agli stati membri della Convenzione Culturale Europea2 di diffondere la Carta e di applicare le misure descritte. Queste riguardano, tra altre, il diritto all’EDU per tutte le persone, l’importanza dell’educazione formale e della scuola nell’EDU e l’importanza del ruolo delle ONG nell’ambito EDU. Inoltre la Carta specifica varie misure guida per l’implementazione dell’EDU (e dell’educazione alla cittadinanza democratica) in otto aree chiavi, tra cui l’ambito dell’educazione formale, la formazione iniziale e in servizio degli insegnanti, l’amministrazione scolastica, le ONG, tra altre.
http://www.ceipes.org
http://conventions.coe.int/Treaty/Commun/QueVoulezVous.asp?NT=018&CL=ENG

5. Cos’è l’EDU: EDU si distingue da altri tipi di educazione (interculturale, pace, globale, ecc) per il suo focus nell’empowerment dell’individuo, ciò vuol dire che attraverso l’EDU i bambini, i giovani e gli adulti imparano le competenze necessarie a intraprendere azioni concrete per la difesa dei diritti umani propri e altrui (conoscenze legate ai principali documenti relativi ai diritti umani, spirito critico, cooperazione, risoluzione dei conflitti, solidarietà, capacità di prendere iniziativa per un determinato problema, consapevolezza della relazione diritto-dovere, rispetto, ecc3) + la didattica per i diritti umani è strettamente legata alla pratica dei diritti umani, non solo come risultato pratico (azioni per i diritti umani) ma specialmente sull’approccio dell’educatore (il come) poiché l’EDU si fa attraverso un approccio che rispetta i diritti umani (partecipazione attiva e responsabilizzazione, non- discriminazione e inclusione, cooperazione e solidarietà, dialogo, tra altro) + in conclusione l’EDU ha 3 dimensioni principali ‘imparare sui, per e attraverso i diritti umani’.

6. Perché l’EDU è importante: per costruire una cultura dei diritti umani, in fondo per contribuire a costruire un mondo migliore + per costruire una società dove le persone sono interessate al mondo e attive nella lotta per i diritti umani, lottando contro gli abusi e violazioni dei diritti umani portate avanti dai governi e da altri attori sociali tali le compagnie private. L’EDU è uno strumento fondamentale nel cambiamento sociale ed è un diritto di tutte le persone. A questo riguardo vedere la Dichiarazione delle Nazioni Unite sulla Formazione e l’Educazione ai Diritti Umani4.

7. Dove viene realizzata: è ancora il mondo dell’educazione non-formale che se ne occupa in maggior parte dall’EDU, attraverso progetti educativi realizzati fuori le mura della scuola o comunque fuori la classe (attività extra- curriculari).

8. Perché è importante fare EDU a scuola: perché il ruolo della scuola non è soltanto quello di trasmettere contenuti ma anche, e fondamentalmente, dovrebbe essere quello lavorare sui valori e gli atteggiamenti degli studenti e sulle loro competenze per la cittadinanza attiva e per avere uno sguardo critico verso la società (educare vs insegnare5). Questo ci porta all’importanza del ruolo degli insegnati nel lavoro verso questi obiettivi e qui siamo sull’ambito dell’EDU, cioè, tutto un mondo di conoscenze, abilità e valori legati all’ ‘essere umano’ e al vivere in società. L’idea che ‘s’insegna quello che si è’ (You teach what you are) mi sembra molto bella e rilevante in questo contesto, collegandosi anche alla dimensione dell’educare attraverso i diritti umani. E ci porta anche a riflettere sull’importanza per gli insegnanti di intraprendere un
Per una lista completa delle conoscenze, abilità, valori e atteggiamenti legati ai diritti umani vedere:
http://eycb.coe.int/compass/en/chapter_1/1_1.html#1134
http://www2.ohchr.org/english/issues/education/training/UNDHREducationTraining.htm
5 A questo riguardo Danilo Dolciha
fatto un lavoro molto approfondito e attualmente Amico Dolci svolge anche dei laboratori maieutici su queste tematiche.

2 percorso di riflessione personale sulle proprie motivazioni per essere insegnanti e sul proprio modo di essere e stare in classe e nel mondo, sulle relazioni di potere in classe (che determina vari aspetti della classe, tra cui anche i metodi di lavoro), i propri stereotipi e pregiudizi, paure, ecc. Naturalmente la responsabilità non ricade soltanto sugli inseganti, e così anche la scuola nella sua globalità (a livello amministrativo e di tutto lo staff) ha un ruolo fondamentale nel lavoro sulle competenze legate all’EDU. Per non parlare dei genitori e della famiglia, dei mass media, etc. Allora si pone anche
l’importanza del lavoro in rete e delle relazioni reciproche tra la scuola e la comunità.

9. Raccomandazione 1849 (2008) Per la promozione di una cultura della democrazia e dei diritti umani attraverso la formazione degli insegnanti6: questo documento del Consiglio d’Europa è una base legale importante, anche se non vincolante, e che enfatizza esattamente l’importanza che hanno gli insegnanti nell’EDU e nell’educazione per la cittadinanza democratica. La raccomandazione parla ugualmente dell’importanza della formazione degli insegnanti in modo da dare loro le possibilità di imparare le competenze necessarie per promuovere questo tipo di educazione in classe. Perché tutte/i abbiamo bisogno di imparare e di aggiornarci (apprendimento permanente).

10. Come realizzare tutto questo nella pratica: La scuola amica dei diritti umani (Amensty International7) Una scuola amica dei diritti umani è una scuola dove i diritti umani si imparano, si insegnano, si praticano, si rispettano, si proteggono e si promuovono. È una scuola dove i diritti umani sono al centro dell’esperienza di apprendimento e presenti nella maggior parte, se non tutte, le aree della scuola contribuendo alla realizzazione del potenziale umano presente in ogni studente/studentessa. Questo si promuove attraverso un approccio olistico: coinvolge tutti e tutte le persone che vivono la scuola (studenti/studentesse, insegnanti, staff amministrativo) e tutte le aree. Queste aree sono:

1. amministrazione scolastica

2. relazioni

3. attività curriculari e extra-curriculari

4. spazio fisico

Il lavoro si svolge attraverso dieci principi guida che si raggruppano in 4 aree:

a) non-discriminazione e inclusione

b) partecipazione

https://wcd.coe.int/ViewDoc.jsp?id=1574107&Site=CM
http://www.amnesty.org/en/human-rights-education/projects-initiatives/rfsp

c) trasparenza e responsabilità

d) empowerment attraverso l’apprendimento e l’insegnamento

11. Come fare in pratica – focus nell’approccio metodologico: approccio materia/attività (lavorare sulle conoscenze nell’ambito dei diritti umani in varie materie) vs approccio trasversale. L’approccio trasversale riguarda tutti/e i/le insegnanti poiché riguarda il modo in cui s’insegna (imparare attraverso i diritti umani). Apparentemente non è difficile adottare una metodologia che sia più in linea con i principi e valori legati ai diritti umani, tuttavia ci sono una serie di fattori da tenere in considerazione e che devono essere analizzati e presi in riflessione dagli inseganti e dall’amministrazione della scuola. Alcuni potrebbero essere: fattori personali legati agli insegnanti e alla loro personalità e disponibilità a cambiare e a mettersi in gioco, le normative ministeriali sulle metodologie da adottare e il focus nel curriculum (invece che negli studenti/studentesse), ecc. I principi fondamentali da rispettare in un approccio metodologico ‘amico dei diritti umani’ sono:

Naturalmente tutto quanto passa attraverso un cambiamento dell’atteggiamento e da una riflessione personale. Non è facile mettersi in gioco e accettare che anche come insegnanti non si sa tutto e che a volta, soprattutto nei giorni di oggi, gli studenti/studentesse possono essere molto più informati e conoscere molte più cose. Tuttavia, se crediamo davvero che il ruolo dell’insegnante non è soltanto quello di trasmettere contenuti e fondamentalmente quello di educare alla vita, allora tutto diventa più facile. rispetto verso la diversità e tra tutte le persone in classe, uguaglianza e non-discriminazione (linguaggio, comportamenti, consapevolezza dei propri pregiudizi e stereotipi), partecipazione attiva in classe e responsabilizzazione degli studenti/studentesse (metodi interattivi e che stimolano la curiosità e l’autonomia/cooperazione/creatività), cooperazione nello svolgimento di task e con l’insegnante, la relazione insegnante-studenti/studentesse (comunicazione e ascolto mutuo), relazione con il mondo esteriore e collegamento tra i contenuti e la realtà, fiduccia reciproca e riconoscimento dell’importanza dell’altro, valorizzazione dell’esperienza degli studenti/studentesse, facilitazione dell’apprendimento, learner centred vs curriculum centred, cambiamento dello spazio fisico in modo da facilitare la comunicazione e le relazioni, gestione delle emozioni in maniera empatica e umana, ecc.

4

Attraverso un cambiamento di tante piccole cose è possibile lavorare per un futuro migliore, il che passa fondamentalmente dall’educazione dei nostri giovani cittadini a fare qualcosa di diverso di ciò che hanno fatto le previe generazioni. A questo punto possiamo dire tantissime altre cose, ma vorrei terminare sottolineando l’importanza della formazione degli insegnanti stessi all’educazione ai diritti umani adattata alla scuola e, non di meno importante, enfatizzando la necessità di avere un approccio olistico e a lungo termine per poter raggiungere un impatto reale e duratore.

12. Conclusioni prese dal dialogo istauratosi durante la presentazione: per concludere descriviamo brevemente i punti più importanti discussi durante la presentazione e che sono frutto dell’esperienza degli inseganti presenti.

I diritti umani sono presenti in maniera giornaliera nella vita della classe, esempi sono la dimensione multiculturale delle classi, il bullismo e la violenza in generale, i conflitti che questo porta all’interno, i tagli a scuola e le conseguenze per la vita della scuola (condizioni fisiche e di sicurezza ad esempio); I diritti umani sono complessi e non sempre ci sono risposte concrete e totali, ma fondamentalmente è importante entrare in dialogo e conoscere il mondo dell’altro per comprenderlo e accettarlo; Tutti/e noi abbiamo pregiudizi e stereotipi e ci vuole una costante riflessione personale e la capacità di mettersi in gioco e l’apertura a cambiare e a trasformarsi d’accordo con l’esperienza;

La condivisione tra insegnanti e un clima di empatia e solidarietà tra di loro è fondamentale per poter risolvere problemi a scuola e in classe, facendo parte dell’approccio ai diritti umani (come posso lavorare sul valore della solidarietà se io stessa/o non lo pratico e l’esperimento?, ad esempio);

Uno dei conflitti più attuali legati ai diritti umani è quello collegato alla cultura e come a volta questa viene usata per giustificare violazioni dei diritti umani. Nell’ambito della classe questo conflitto si vive in maniera concreta attraverso questioni legate all’espressione culturale, all’accettazione di valori diversi (ma non miglioro o peggiori), tra altre cose. È importante fare attenzione a non cadere negli stereotipi e pregiudizi che abbiamo sulle varie culture e nelle generalizzazioni.

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