Kirkar (presidente Ceipes): “Mi auguro che le vittime di questo attentatotrovino soluzione al dolore nella pace, senza lasciare spazio a rabbia e vendetta”

PALERMO – “Un attentato vile che mira a spaventare chi quotidianamente lavora come costrutture di pace”. È questo il commento di Musa Kirkar, presidente del Ceipes e turco di nascita, sulla strage che sabato 10 ottobre ha fatto registrare ad Ankara un centinaio di morti e più di 200 feriti. Tanti i giovani turchi che si erano dati appuntamento per marciare a favore della pace. “Non posso rimanere impassibile di fronte questa notizia – spiega – non posso da presidente di un’associazione che ha fatto della non-violenza una missione, da turco e da uomo”.

Morire di pace è un ossimoro che stride sulle bocche e fa male alle orecchie e al cuore. Sono migliaia i giovani che si impegnano per fare della pace uno stile di vita in un mondo dove la violenza è ormai un linguaggio troppo conosciuto e diffuso. “È tanto inaccettabile quanto doloroso sapere che il terrore venga usato come arma proprio contro chi promuove la pace, la nonviolenza ed i diritti umani, come unica via per un mondo equo e solidale nel quale tutti gli esseri umani possano godere dei propri diritti fondamentali”: continua Kirkar. E conclude: “Mi unisco al dolore di quelle famiglie che hanno perso un marito, una moglie, un figlio, un padre o un fratello ma mi auguro che le vittime di questo attentato possano trovare una soluzione al dolore nella pace. Se lasciamo che le esplosioni generino rabbia, e la rabbia vendetta, il lavoro dei tanti che hanno perso la vita sarà stato del tutto vano”.

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